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Giovanni Fratta's 'On the Dedication of Books', Venice (1590)

Source: British Library 1072.h.25

Citation:
Giovanni Fratta's 'On the Dedication of Books', Venice (1590), Primary Sources on Copyright (1450-1900), eds L. Bently & M. Kretschmer, www.copyrighthistory.org

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Della Dedicatione

      EUG. Non è bene parlar fuori de i termini della materia, e
simili abusi si doveriano al tutto levar da gli huomini pru-
denti. Un’altro pur amico nostro s’affannò di portar sino al-
le Stelle un Cavaliere, per essersi ritrovato nel Conflitto della
Guerra Navale, e senza ravedersi, che l’attione fosse comune
avenne ancora à celebrar diversi altri, che s’adoperarono in
quel memorabile successo, nè parendo à costui d’haver à pie-
no decantata la persona, a cui l’opera attacava, si mise à com-
memorar i precessori di sua madre, giudicando, che tutto fac-
cia cumulo all’ascesa della gloria.
      CRI. Imparò da i Locresi, che come testifica Aristotile, la no-
biltà loro discendeva dalle femine.
      EUG. Certo, che quelli ch’affermano, che l’eloquenza nascesse da
gli innamorati, quando cercarono di far condescendere le don-
ne, ch’amavano, à i desideri loro, non hebbero consideratione à
questi dedicanti, ò non furono à quel tempo, perche per ra-
gione gli concedevano il primo luogo, nella facoltà del per-
suadere.
      Non si trattando nella dedicatoria altro, che d’honorare,
& come voi dite di persuadere, al parer mio non u’è luogo di
querelarsi.
      EUG. Formano anche dilemmi, ch’intaccano l’honore, e si di-
chiarano di conseguir rimuneratione necessariamente; come
Girolamo Ruscelli, che scrive al Re Filippo, che ricompen-
sa il Dolce della Dedicatione delle Metamorfosi, come quello,
che successe ne’ crediti, e debiti di Carlo Quinto suo Padre,
& un certo Volfio, che trasportate dal Greco, nell’Idioma
Latino l’Orationi di Demostene, le dedicò ad un nobile Ger-
mano, dandoli ad intendere, che colui, che faceva poca stima
d’esser celebrato, & conosciuto per benefattor de’ virtuosi, era
Iddio, over bestia; poscia dolendosi della strettezza della sue
fortuna, domandava una larga riconoscenza, & Theodoro
Gaza, donate alcune sue fatiche ad un Pontefice, scritte in car-
ta pergamena, nè havendo ottenuto quanto desiderava, disse nel
partirsi. Le ottime biade puzzano à gli huomini grassi.
      POR. Il Volfio meritava ricompensa della sua traduttione à pro-
portion di quello che fece il Duca Hercole Estense à Francesco

[2nd column:]

Collenuccio, che li rese volgari l’attioni de i Rè di Napoli, & il
Leoniceno, che gli tradusse l’Historie di Dione, & il Dialoghi
di Luciano.
      EUG. Il Duca Hercole, secondo asserisse il Giovio, per non ha-
ver piena cognitione del parlar Latino, messe ad opera que’ let-
terati, onde il riconoscerli era necessario, ma costui, che con-
fessa che quel gentilhuomo Todesco era dotto nella lingua Gre-
ca, non doveva tanto affaticarsi à persuaderlo, che fosse in obli-
go di largamente gratificarlo. Molti anche si vantano di pos-
sedere la buona fama; ch’è figlia della virtù, & madre del-
la Gloria, e sù l’ali di quella essergli concesso di trattenere le
genti, oltra’l corso della Cornacchia, che secondo Hesiodo, vi-
ve nove età; cosi non senza arroganza affermava Appiano Ales-
sandrino, inalzando le sue dedicationi, & aggiungendo, che si
come Esculapio dal sangue delle vene delle Gorgoni sanava, &
uccideva, che quel tratto dalle vene sinistre, usava ad estermi-
nio, e quello delle destre a salute; à lo stesso modo egli era pa-
drone della vita, e della morte del nome de gli huomini, e pur
costui, come vogliono alcuni suoi contemporanei, non fu più
dotto di Ruffone, che tormentava i suoi debitori, dopo la matu-
ratione del credito, ad ascoltar ogni giorno l’Historia da lui
goffamente composta. Non altrimente quel Historiografo da
Como si gloriava con le penne sue d’oro, e di piombo di locar le
persone secondo, che à lui tornava à proposito.
      POR. Andate in modo restringendo il campo à questi poveri vir-
tuosi, c’hoggimai non hanno parole, nè concetti, con quali pos-
sano dare all’opere loro sicuro appoggio.
      CRI. In verità Eugenio, che vi veggio armato di molto rigo-
re, potreste pure à benefitio de’letterati ricordar un’altra spe-
tie di dedicatione, laquale per molti secoli fu giudicata singo-
lare, introducendosi à discorrere con abbondanza di dottrina,
bene disposta, i maestri, e gli amici; ilche ci dimostrò Platone,
Xenophonte, il Fracastorio, il Cavalier Sperone, il Signor Cesa-
re Campana, e molti altri nobilißimi ingegni.
      EUG. Se mi era concesso tempo d’andar cacciando con la remi-
niscentia, non ha dubbio, che mi saria venuto fatto, di rivocar-
mi alla memoria, quella maniera di scrivere, e benche ciò sia


    

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