Della Dedicationestata prodotto da voi, à grado della Stampatore, anch’io confes-
so di restarme (mercè vostra) favorito. Questo modo d’ampliar
la riputatione à gli amici, è veramente riguardevole, mentre
non si scopra sottoposto ad alcuno interesse, & mentre gli scrit-
tori prendano soggetto conforme al costume di quelli, che di-
scorrono. Nel primo caso peccò un Riformatore de i costumi
del mondo, havendo posti insieme à ragionare alcuni gentilhuo-
mini della sua patria moralmente, e dottamente nel suo volu-
me, e prima ch’ingombrasse la Stampa, fece richieder loro una
quantità di danari, il che essendogli tacitamente negato can-
cellò (com’ei disse) dal libro de’ viventi, il nome de gli interlo-
cutori, & sotto persone supposite, corresse l’avidità del suo pen-
siero. Nel secondo errore entrò in Padoua un’ amico nostro,
ilquale caricatosi d’un soggetto di maggior peso, diquello non
comportava la debolezza de gli homeri suoi, u’introdusse à
parlamentare un Monsignor di lettere, di giuditio, & lonta-
no d’ogni gloria ambigua, e pericolosa, ilqual inteso il capric-
cio di costui, che di già havena impreßi alcuni fogli, per aßi-
curar la sua riputatione, partì per le poste da Verona, à Pa-
doua, & fece sospender fin à tanto le Stampe, che se vide le-
vato fuori di quel conciliabolo. Potrei addurvi molti incon-
venienti, cagionati in questo proposito, se non teneßi à ricor-
do, ch’ancor voi Critone n’havete in altra occorrenza ap-
pieno discorso; si che biasmo l’uso in quella parte, dov’è fat-
to captivo il guadagno, & anche per la poca avertenza de
loro Autori.
POR. Di gratia trovare luogo homai à questi inquieti De-
dicanti.
EUG. V’è una arena nobilißima, dove ponno spatiare, dietro
à molti huomini per scientia immortali; si come si compren-
de da Cicerone, il quale con Epistola, ch’è spetie d’argomen-
to, manda la sua Topica à Trebatio, e l’Oratore à Marco Brut-
to. Lo stesso hanno fatto Galeno, Oribasio, Dioscoride, & à
giorni nostri il Bembo, il Tomitano, & altri infiniti, c’hanno
incorporato detta Epistola con l’opera, parlando solamente à
proposito per instruttione de’ Lettori, & allontanandosi dalle
stancie, vanità, adulationi, come cose aliene dalla proposta
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materia, & con tal modo vengono per neceßità lette le De-
dicatorie, per essere incorporate nel soggetto, & vine la per-
sona ivi nominata in perpetuo nella fronte del Libro; nè il no-
me suo per nuova impreßione si puote tralasciare, anzi alle
volte si smarisce quello dell’autore, e rimane in vista quello
del donatario, come appare dalla Retorica scritta à Gaio
Herennio.
POR. Certo, che la maniere da voi ricordata molto mi pia-
ce, ma perche è solo per guarnimento delle prose, deside-
ro, che i versi non restino spogliati di protettore.
EUG. I versi anco loro si consacrano al giorno d’hoggi,
con molta riputatione della persona nominata, occupando
l’antico possesso d’Apollo, e delle Muse queste chiamate da
Hesiodo, & da Homero, quello da Orfeo ed altri famosi
Scrittori.
CRIT. A me par Eugenio, ch’Apollo, e le Muse s’invocava-
no come deità soprastanti alla conservatione della memoria,
& perche inspiravano il Poeta alla cognitione delle cose oc-
culte, & à cantar più nobilmente di quello, che da per se fat-
to non havrebbe.
EUGE. Questa intessitura è veramente, secondo i migliori
invocatione, ma la veggio trappassata in via d’oblatione da
gli Dij à gli huomini, e principalmente nelle Poesie Epiche,
delle quali, cosi Latine come Volgari, non vi noiarò con l’au-
torità, poi che tutto giorno ci passano tra le mani. Si che
per mio parere io laudo, che nelle Prose, & ne’ Versi il dono
del Libro sia compagnato con la materia, per gli rispetti da
noi considerati. E s’avverrà, che qualche compositione non
cada sotto la regola proposta, in quel caso sarà meno disdi-
cevole, non volendo l’Autore usare la brevità de gli anti-
chi, ò seguire l’essempio de gli Elogi moderni, con modestis-
sima Epistola, conforme all’opera, locar sotto honorata pro-
tettione soggetto la prima lettera dedicatoria nelle sue Can-
zoni, del Sig. Gabriel Chiabrera.
POR. Veggendo io quel paggio starsene in capelli, & guar-
dar verso noi, giudico, che sij un’araldo del pranso, che per