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Giovanni Fratta's 'On the Dedication of Books', Venice (1590)

Source: British Library 1072.h.25

Citation:
Giovanni Fratta's 'On the Dedication of Books', Venice (1590), Primary Sources on Copyright (1450-1900), eds L. Bently & M. Kretschmer, www.copyrighthistory.org

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Della Dedicatione

il sacrar de Tempij, & c'habitano di comune co'l dedicar del-
le opere.
      EUGENIO. Vengono a corrispondere in rispetto della inscrittio-
ne, o titolo, del quale gli antichi fecero piu che mediocre capi-
tale, l'esepmio ancora è vivo di Batraco, e Sauro architet-
ti famosißimi, che alzarono il tempio d'Ottavio a loro spese, non
ricerandone altro emolumento, che l'incrittione; la quale es-
sendo loro degnata, vaframente usurparona, con la Ranocchia,
& In Lucertola, isculte, in conformità de' loro nomi, ne' capitel-
li di quella machina. Et Alessandro inteso che gli Efesij havea-
no eretto un tempio, piu magnifico, & sontuoso dell'arso da
Erostrato, dimando'l titolo di quello, & con le violenti preghie-
re l'otteneva, se Demade non li sacea rispondere, non convenirsi
al Dio Alessndro sacrar cosa alcuna a gli altri Dei, co' quali
tenena parità.
      POR. Mi rivocate alla memoria la manifesta ambitione di quel
Maestro Thomaso da Ravenna, che nel transito, che si fa da
Rialto, a San Marco trattiene i forastieri a rimirar in pro-
spettiva la sua statua del bronzo, locata sopra la porta d'una
Chiesa, & attorniata di libri, & di sferici stromenti, con tanta
maestà, che molti idioti le si inchinano; vi è poi un'elogio tanto
arricchito di titoli, che'l piu valoroso de'Regi Eraclidi, o della fa-
miglia Barchina, non vi potrebbe far corrispondendte paragone.
      EUG. Eccovi adunque, con buon' ordine, nominata la dedicatione
de tempij, con quella de'libri; ma'l rimembrar che fece quel no-
stro Podalirio la cerimonia del deificar, che usavano gli antichi,
mi parue bene fuor di stagione.
      POR. Fatemi di gratia partecipe di questo epißodio.
      EUG. Lo potrete vedere in Herodiano, che ciò narra diffusamen-
te; si come anco sono favoleggiati que' fette miracoli, che con
tanto suo stupore un amico hieri, facendo delle ciglia un semi-
circolo, giua dimostrando, fin che giunto alle piramidi d'Egit-
to, nell'affannarsi a rappresentarleci con voci d'architettura,
s'intricò in una certa parola, che la prima sillaba duplicava, &
dopo l'haver dato la collata a quella povera conclusione, hebbe
a suanire in quello atto faticoso, & ridicolo, ergendo apunto
una piramide di cachinatione, alla sua temerità; la qual cosi
tosto non dava luogo, se l'autorità del Conte Marcho, che riprese'l

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ragionamento, non l'aquesava. Egli è necessario, dicea, pro-
metter alcune cose, prima che si venga a parlar della Dedica-
tione de Libri, accioche'l nostro dire, per tal difetto, non resti
confuso. Perchioche oltra i Tempi, ed altari s'ergevano Obelisci,
Statue, Iscrittioni, Sepolcri, Arme, Voti, Trofei, & altre dimo-
Striationi, a grado dell'humana & ambitiosa mortalità. Obe-
lisci sono alcune picciole piramidi, che nell'ascender s'assotti-
gliano, alla similitudine dei raggi solari, da gli Egittij ritrova-
ti, per conoscer il corso delle hore, con l'ombra di quelli; il che
persuase'l valgo a credere, che fossero consacrati al Sole, & ca-
gionò che s'inalzassero anco a grandezza smisurata, per vana
curiosità; overo, come vuole Aristotile, per levar ai sudditi
l'ocio, & la roba. Ma ai giorni i Prencipi di piu sano giu-
ditio, fanno scaturir le fontane nelle vie publiche, a beneficio
de'viandanti, & comparire nella Città gli acquedotti, per co-
modità del suo popolo. Trai Sepolchri, egregio fu quello della ver-
gine Policreta, che liberato Nasso, sua patria, & morta subito
per affascinamento di occhio invidioso, il publico gli inalzò son-
tuosißimo, & fu nominato il sepolcro del fascino. Euripide fe-
ce in modo Ulisse desideroso d'un tanto honore, che mostrò di di-
re, che non si risparmiarebbe dalla morte, quando va riguarde-
nole sepolchro, a sempiterno ricordo del nome suo, dirizzato li
fosse. Et perche ogn'uno ricco, & superbo voleva, con tal me-
zo rendersi memorabile alla posterità, fu vietato il far sepol-
cri, di maggior valore, che dieci operari, in tre giorni, potes-
sero compire. Nella Statue, tralascio le nobilißime, per estrema
diligenza de i loro artefici, & mi soviene quella ala Dea della
vergogna consacrata, per la verecondia di Penelope, mentre
taciturna si velò la faccia, nè volle per modestia dichiararsi di
andar sene co'l marito, ò di restar sene co'l padre: Et si come ri-
mase costei meritamente honorata, cosi all'opposito Quinto fu
dileggiato, per vanità manifesta, comparendo in una statua
maggior'al doppio, della sua persona; onde Cicerone volendo
la burla del f ratello, solea dire: "Quinto è di statura più gran-
de mezo, che tutto insieme." Ma più stravagante fu'l pensiero
di Stasicrate Architetto, che voleva rappresentar l'effigie di
Alessandro, co'l monte Ato, formandogli'l capo della cima del
monte, accioche sovrastasse alle nuvole, & facendo che co i pie-


    

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